Carissime,
ci siamo ritrovate in tante, nel giardino della Magnolia, alla Casa Internazionale delle donne,
quando la pandemia di Covid19 irrompeva nelle nostre vite, facendoci toccare con mano la
fragilità dell’organizzazione delle nostre società, costruite sui paradigmi competitivi e
individualistici dell’ideologia neoliberista e dei modelli patriarcali.
Abbiamo compreso insieme che per costruire sicurezza, benessere e felicità, sarebbe stato
necessario mettere al centro della politica, della società e delle sue regole, il valore della cura,
della volontà di farsi carico dei desideri delle altre e degli altri e dei bisogni della terra in cui
viviamo.
Ancora una volta i pensieri delle donne vanno in direzione contraria. Nel mondo dominato dal
mercato e dalla competizione, la consapevolezza della nostra comune fragilità ha invece
accresciuto la paura. La coscienza della interdipendenza del nostro mondo ha aumentato la
volontà di dominio.
La paura, la competizione, la volontà di potenza si sono trasformate in guerra. Di fronte ai
problemi, si sta scegliendo la via delle armi.
Si paventa il rischio di guerra e, invece di mettere in atto tutte le misure e le possibilità di
soluzione pacifica dei conflitti, si aumentano gli armamenti.
Ci dicono che per avere la pace, occorre prepararsi alla guerra. Ma questa è una grande, terribile
bugia. Tutte le guerre combattute negli ultimi cinquanta anni hanno lasciato solo macerie,
giacimenti d’odio, non hanno risolto nessun problema di sicurezza, hanno oppresso milioni di civili,
di donne e bambini, costretto a una vita da profughi milioni di persone, hanno bruciato immense
risorse sottraendole alle necessità della salute, del benessere, della riconversione ecologica.
Lo spaventoso eccidio della Palestina, la guerra senza sbocco tra Russia e Ucraina sono la
continuazione tragica di una deriva maledetta.
In questa tragica spirale, il corpo e la sessualità delle donne sono tornati ad essere un campo di
battaglia nei conflitti. Mentre a Roma, centinaia di migliaia di donne scendevano in piazza contro
la violenza di genere, in Palestina e in Israele le donne venivano di nuovo considerate proprietà su
cui vendicare l’onore calpestato.
La guerra ci fa arretrare, cancella le nostre conquiste materiali e simboliche, uccide la nostra
faticosa libertà.
La guerra non è una soluzione. Ma per combattere la guerra, occorre ripartire dalle donne e dai
loro pensieri. La guerra è il frutto della volontà di dominio e della paura. Le donne sanno invece
che non si gestiscono i conflitti proponendosi la distruzione dell’altro, del diverso, del lontano.
Ancora una volta la rivoluzione della cura può indicarci la strada: la sicurezza non può che essere
comune, la convivenza non può che partire dal riconoscimento dell’altro da sé. Incontrarsi,
comprendere, cercare la soluzione politica, porsi come obiettivo evitare ad ogni costo il ricorso alle
armi. Questa è la nostra strada. Noi alziamo bandiera bianca. Noi vogliamo parlamentare.
Incontriamoci di nuovo sotto la Magnolia, alla Casa Internazionale delle donne. Riprendiamo la
parola, facciamoci sentire, prima che sia troppo tardi.
Vi aspettiamo MERCOLEDI’ 17 APRILE, ore 17.30
Sala Lonzi, Casa internazionale delle donne, via della Lungara 19