INVENZIONE E RIVOLUZIONE
Gli anni ’70 regalarono al mondo un prodotto straordinario: le buste di plastica.
Progettate dall’ingegnere svedese Sten Gustaf Thulin erano state pensate per durare teoricamente
all’infinito (essere usate, riutilizzate e ancora usate senza essere gettate).
E questo per evitare l’abuso dell’uso delle buste di carta che stavano distruggendo foreste con
l’utilizzazione del legname necessario per produrle.
Le buste di plastica erano teoricamente indistruttibili, leggere, portabili con sé in una tasca o in una
borsetta come le antiche retine di cotone delle nonne.
DIFFUSIONE E COSTRIZIONE
Ma invece di essere conservate e riutilizzate le buste iniziarono ad essere usate e gettate: nel 2019
le Nazioni Unite calcolarono che i sacchetti di plastica vengono sfornati ad un ritmo di un trilione
all’anno.
E questa meraviglia è diventata un incubo: città ripiene di immondizia, buste volate nei prati o
portate via dagli uccelli e rigettate sul territorio, invadendolo.
L’ISOLA
E questo attacco non avviene solo sulla terra, ma anche nelle acque rovinando gli ecosistemi marini, costituendo uno dei primi prodotti che soffocano le spiagge di tutto il mondo, inquinando i mari
fino al punto di rendere altamente probabile l’estinzione di alcune specie, soprattutto di mammiferi,
con il rischio di intrappolamento e/o ingestione di rifiuti marini.
L’espressione più vistosa di questo assalto è un continente nuovo: un’ isola emersa nelle acque
dell’Oceano Pacifico. E’ grande più di tre volte la Francia ed è costituita da plastica (soprattutto
buste e bottiglie).
Questa è la più grande, ma ce ne sono altre sparse nell’Oceano Indiano e nell’Oceano Atlantico.
TESTIMONI
E i mari sono pieni anche di buste lasciate da persone che hanno tentato di trovare vite migliori e
che, talvolta o spesso, non ci sono riuscite lasciando lì la loro pelle insieme alle buste in cui
avevano messo le cose più care.
Testimoni sì di una tragedia, ma pure di progetti di una vita vivibile e di tanta speranza
Patrizia Politelli
L’istallazione vuole essere questo racconto di una vita (le buste usate sono quelle raccolte nel tempo da mia madre) e di tante vite; di un inizio e di una grande invenzione; di una modificazione e di un uso spesso scellerato di qualcosa che doveva essere di alleggerimento per gli umani e che ci sta travolgendo; della ricerca di una via di uscita insieme alla possibilità di trasformazione e riutilizzo di qualcosa che nasce come bene per noi e che tale deve ritornare.
Gli oggetti sono vita
La mostra sarà visibile fino a lunedì 16 ottobre ore 14:00