Primo di due appuntamenti dedicati a questioni da tempo e a lungo dibattute all’interno dei movimenti femminili e femministi: la natura della politica e del potere, la dialettica tra lo stare, come donne, dentro/fuori le istituzioni, la scarsa e sempre imperfetta rappresentanza femminile nelle assemblee elettive. Un approfondimento teorico con le filosofe della politica Rosi Braidotti (in collegamento da Utrecht, Paesi Bassi), Maria Luisa Boccia, Marie Moïse, Giorgia Serughetti. Coordina Anna Maria Crispino.
L’attualità politica in Italia ci mette continuamente di fronte a questioni da tempo e a lungo dibattute all’interno dei movimenti femminili e femministi sin dalla seconda metà del secolo scorso: la natura della politica e del potere, la dialettica tra lo stare, come donne, dentro/fuori le istituzioni, la scarsa e sempre imperfetta rappresentanza femminile nelle assemblee elettive (Parlamento, Regioni, Province, Comuni) ma anche nei cosiddetti “corpi intermedi”, come partiti politici, sindacati, associazioni imprenditoriali e professionali. Il “patto democratico” tra fratelli, che ab origine aveva escluso le donne, ha negli ultimi due secoli gradualmente concesso alle donne lo statuto di “cittadine” ma senza modificare sostanzialmente le relazioni e i meccanismi di accesso al potere. Potere di per sé o poter fare per il cambiamento? Non basta essere donne per fare la differenza: in particolare, l’agenda, le priorità e le pratiche dei femminismi – e anche di tutti i “soggetti imprevisti” – sembrano non trovare una possibilità di interlocuzione e di efficacia sufficiente a cambiare il quadro generale.